A piazza Scaffa riaffiora un pezzo di storia della nostra città. Parliamo infatti dei resti ponte delle Teste Mozze, che avevamo documentato qui; oggi grazie ai lavori della nuova tranvia e ai rilievi della Soprintendenza, c’è la concreta possibilità di poter rendere fruibile questo sito. E non sarebbe male proseguire con la riqualificazione dell’intera piazza, dopo le ultime demolizioni per i lavori tranviari.
Riportiamo un articolo del Gds pubblicato in data odierna.
Interessante immagine d’ epoca:
http://images.alinari.it/img/480/AVQ/AVQ-A-000570-0028.jpg
@Mr. Head
L’immagine del Ponte dell’Ammiraglio da te proposta fa parte di una raccolta fotografica dei Fratelli Alinari realizzata fra il 1860 e il 1870 e testimonia che già in quegli anni l’Oreto non scorresse più stabilmente (si noti il filare di alberi) sotto gli archi del ponte stesso.
Sappiamo da Francesco Crispi (si proprio il politico “trasformista” prima repubblicano e poi monarchico!), che ne scrive, nel 1839, sul giornale – da lui fondato -, “Oreteo” che il corso dell’Oreto fu deviato nel 1786 sia pure non totalmente perché un suo braccio (minore o stagionale?) continuava a scorrere sotto gli archi più meridionali del Ponte dell’Ammiraglio, il quale (così scrive il Crispi) era in gran parte interrato. La deviazione dell’Oreto nel 1786 è riportata anche nel “Dizionario delle strade di Palermo” (1875) di Carmelo Piola.
Né il Crispi né il Piola fanno però cenno al Ponte delle Teste Mozze? Perché? La mia ipotesi è che esso non fu edificato nel 1838 – come riportano talune fonti -, ma che in tale anno (in cui, peraltro, si provvide alla sistemazione delle Regie Trazzere siciliane) fu soltanto più o meno ampiamente restaurato quello preesistente.
Da qualche parte esiste un’immagine pittorica, realizzata attorno o dopo il 1840 (spero di poterla rinvenire e, se libera da diritti di riproduzione, di poterla pubblicare), la quale raffigura il Ponte delle Teste in stile tardo medievale, il che vuol dire (qualora, ovviamente, non si trattasse di un “finto storico”) che esso era già in loco almeno dal primo quarto del XVI secolo.
«Nel pomeriggio visitammo la valle ubertosa e ridente, percorsa dal tortuoso fiume Oreto, che scendendo dai monti a sud costeggia Palermo. Anche per ricavare un’immagine da questo paesaggio è indispensabile un occhio pittorico e una mano esperta; e Kniepp seppe appunto scovare un osservatorio adatto, là dove l’acqua imbrigliata defluisce da uno sbarramento semidistrutto, all’ombra d’una ridente macchia d’alberi, avendo a sfondo l’ampio panorama della valle in salita, disseminata di case rustiche»
(Johann Wolfgang von Goethe, Viaggio in Italia, Palermo, mercoledì 4 aprile 1787)
Nell’articolo si parla di fruibilità monumentale del vecchio ponte.
Questa cosa non ha senso, come puoi rendere un monumento fruibile se deve essere abbattuto per il nuovo ponte?
Semmai speriamo riescano a salvare il salvabile e lo espongano da qualche parte, ad esempio nella parte antistante al giardino della Zisa lo vedrei bene.
[…] lavora anche sulla sponda lato stazione Centrale dove l’area di ritrovamento del vecchio ponte delle Teste Mozze è stata ricoperta (si procederà in seguito a come rendere fruibile il sito), e sono in corso le […]
[…] indietro i lavori sulla sponda lato stazione Centrale dove nell’area di ritrovamento del vecchio ponte delle Teste Mozze, già ricoperta, sono in corso i lavori relativi alle […]
LA TRISTE FINE DEL CIPPO DELLE TESTE MOZZE
A due passi dai resti de ponte delle teste mozze, sulla sponda sinistra del fiume Oreto, intorno al 1785 fu edificata una chiesetta intitolata a Santa Maria del Fiume ( oggi non più esistente).
Nel 1799 le autorità decisero che i cadaveri dei giustiziati dovevano essere seppelliti nel cimitero annesso a tale chiesetta, anziché in quello che si trovava presso l’ospedale di San Bartolomeo alla Cala, come era avvenuto fino a quel momento.
Nella realtà il nuovo cimitero era un vero carnaio , peggio di quello che si trova oggi ai Rotoli .
I cadaveri, poco importa se delinquenti e assassini, rei politici o solo poveracci, venivano gettati alla rinfusa, dentro una botola che sorgeva nella piazzetta davanti alla chiesa.
In questo “cimitero” furono buttati i corpi dei tredici patrioti fucilati dai soldati borbonici nell’ aprile 1860.
Nel 1863 furono “seppelliti” anche i corpi di tre dei responsabili di quella misteriosa vicenda che fu ricordata, in un famoso libro, da Leonardo Sciascia :“ I pugnalatori” .
L’ ultimo “seppellimento” avvenne nel 1867 quando un certo Ruffino fu condannato a morte per l’omicidio di due anziani .
Spesso le teste dei condannati a morte venivano appese in una piramide in muratura, davanti alla chiesa perchè servisse da monito .
La scena era talmente orribile che il ponte che passava li vicino fu chiamato, dal 1779, “il ponte delle teste mozze.
Nel 1881 il fiume Oreto esondò, disperdendo i corpi inumati in questo orrendo pozzo .
Per ricordare l’ esistenza di tale “cimitero” venne eretto , nel luogo dove si apriva la botola del macabro pozzo, un cippo funerario, che si trova, all’ angolo tra Corso dei Mille e via dei Decollati .
Purtroppo qualche mese fa un TIR lo ha …….“abbattuto”.
I nostri vecchi “amministratori” troppo impegnati dalla campagna elettorale, come al solito, non hanno fatto nulla.
E’ cambiata l’ amministrazione comunale ma il cippo è ancora….. a terra.
Comprendiamo che con tutte le emergenza di questa sfortunata città forse questo è l’ ultimo dei problemi
Comunque ci piacerebbe che questo cippo funerario venisse rimesso al suo posto.
Sarebbe anche un bel gesto di rispetto per tutti quei morti che furono seppelliti in questo posto , le cui anime, secondo la leggenda, ancora vagano alla ricerca di pace eterna, dispensando grazie in cambio di una preghiera.